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Provincia Autonoma di Trento - Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente

 

Economia lineare ed economia circolare: due modelli a confronto

Il recepimento in Italia delle direttive europee in materia di economia circolare offre l’occasione per riflettere sul modello vecchio da abbandonare e su quello nuovo da abbracciare. Una nota dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente.

Negli ultimi tempi si sente tanto parlare di “economia circolare”. Ma che cos’è l’economia circolare? Per rispondere a questa domanda dobbiamo partire dalla contrapposta e purtroppo attuale “economia lineare”.

L’economia lineare

L’economia lineare consiste, semplificando, nell’ “usa e getta”. La gran parte degli oggetti che usiamo quotidianamente ha una vita molto breve: li usiamo e, quando non li vogliamo più, li buttiamo via. La loro vita può essere più o meno lunga, ma alla fine la conclusione è sempre la stessa: la pattumiera.

Secondo il modello dell’economia lineare, la vita di ogni prodotto è scandita essenzialmente da cinque tappe: estrazione, produzione, distribuzione, consumo e smaltimento. Questo vuol dire che l’industria estrae le materie prime vergini, le trasforma per produrre beni di consumo utilizzando lavoro ed energia, distribuisce i prodotti al consumatore, il quale, dopo averli utilizzati, procede allo smaltimento degli “scarti” e, quindi, dei prodotti stessi ormai diventati “rifiuti”.

Purtroppo questa vita dei prodotti, nonostante le differenti e ingenti quantità di materie prime vergini utilizzate per la loro produzione, l’energia utilizzata (e anche l’inquinamento prodotto) per la loro realizzazione, è piuttosto breve. Basti pensare che la vita di un bicchiere di plastica può durare anche solo il tempo di un semplice sorso d’acqua!

E’ oggi riconosciuto a livello mondiale che questo impiego delle risorse, unito alla costante crescita demografica, all’aumento dei consumi e all’utilizzo spesso poco efficiente delle risorse, non è più sostenibile. Se questa tendenza dovesse continuare all’attuale ritmo, nel 2050 ci troveremmo ad aver bisogno di due pianeti.

Per questo dobbiamo essere tutti capaci di lasciare l’economia lineare e passare ad un altro tipo di economia: l’economia circolare.

 

L’economia circolare

L’economia circolare consiste nel conservare il più a lungo possibile il valore dei materiali e dell’energia utilizzati per fabbricare i prodotti, in un’ottica di condivisione, prestito, riparazione, ricondizionamento, ma anche recupero e riutilizzo che portano a “mantenere in vita” i prodotti il più a lungo possibile e a ridurre al minimo la produzione di rifiuti e soprattutto il loro smaltimento in discarica.

In quest’ottica l’Unione Europea nel maggio 2018 ha emanato quattro nuove direttive che costituiscono il cosiddetto “Pacchetto economia circolare”, recentemente recepite a livello nazionale con altrettanti decreti legislativi (D.Lgs. n. 116 dd. 03/09/2020, D.Lgs. n. 118 dd. 03/09/2020, D.Lgs. n. 119 dd. 03/09/2020 e D.Lgs. n. 121 dd. 03/09/2020).

Queste nuove norme aiuteranno a produrre meno rifiuti attraverso misure di prevenzione della produzione di rifiuti, regimi di responsabilità estesa del produttore al fine di realizzare prodotti più facilmente separabili o differenziabili, misure contro l’obsolescenza programmata dei prodotti, sistemi di cauzione-rimborso per una raccolta più efficiente di prodotti e materiali usati. La riduzione dei rifiuti dovrebbe passare anche da pratiche di “simbiosi industriale”, basate sul presupposto che quello che è scarto per una ditta può essere una risorsa per un’altra azienda.

Una volta che il prodotto ha però terminato la sua funzione, l’economia circolare, in accordo con la gerarchia dei rifiuti, ci chiede di reintrodurre i materiali di cui il bene è composto nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. A tal fine le norme incoraggiano l’utilizzo di prodotti realizzati con materiale riciclato, il ricorso ad appalti pubblici sostenibili impostati per favorire i materiali riciclati, l’attivazione di luoghi dove far riparare i beni allungando la loro vita, ma anche il sostegno a ricerca e innovazione al fine di trovare strade nuove di utilizzo di materiali riciclati e nuovi cicli produttivi in cui recuperare/riciclare gli scarti.

L’economia circolare ci chiede anche uno sforzo aggiuntivo che consiste nel cambiare il nostro rapporto nei confronti del “prodotto” e della sua “proprietà”. Non dobbiamo più vedere un bene come un oggetto da usare, piuttosto come un servizio del quale l’azienda produttrice resta proprietaria ma che offre al cliente sotto forma di servizio. Ecco quindi che si dovrebbe andare verso sistemi basati sullo sharing e sul “product as a service”.

In ultimo è necessario ridurre lo smaltimento in discarica e a tal fine la normativa prevede la possibilità di imporre disincentivi economici e comunque obiettivi vincolanti di riduzione della percentuale dei rifiuti da smaltire.

La strada è lunga, difficile e nuova, ma è necessario percorrerla se vogliamo un mondo sostenibile.

CLC

 
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