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Provincia Autonoma di Trento - Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente

 

L'emergenza climatica non si ferma: il 2020 anno record per le temperature, anche in Trentino

Un’analisi dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, struttura di riferimento in Trentino sulla tematica del cambiamento climatico

Il 2020 si è confermato come un altro anno straordinario per il clima a livello globale. Secondo i dati del programma europeo Copernicus[1], è stato infatti l’anno più caldo, a pari merito con il 2016, con un’anomalia stimata di +1.25°C rispetto all’era pre-industriale, e con impatti sempre più devastanti sugli ecosistemi e sulla vita dell’uomo. Anche per l’Europa è stato l’anno più caldo mai registrato tuttavia con alcune differenze tra i singoli Paesi. Ad esempio per l’Italia è stato il quinto anno più caldo dal 1800[2].

Il clima in Trentino

In Trentino il 2020 è stato più caldo e più piovoso della media senza tuttavia porre in evidenza particolari anomalie[3]. Le temperature sono state superiori di circa 1,5°C alla media del periodo 1961-1990 e tutte le stagioni sono risultate più calde con un segnale più marcato per l’inverno e l’autunno. Precipitazioni scarse e inferiori alla media si sono osservate per inverno e primavera mentre sono state superiori in estate. Apporti variabili ma sostanzialmente nella media si sono osservati in autunno mentre dicembre è stato eccezionalmente piovoso risultando per alcune stazioni il più piovoso in assoluto dell’intera serie storica.

Il 2020 chiude l’ultimo trentennio di riferimento per la climatologia e consente quindi di fare alcune considerazioni preliminari per la nostra regione. Il trentennio 1991-2020 in Trentino si conferma il più caldo osservato con un aumento di circa 1°C rispetto al periodo 1961-1990 e con un contributo in tutte le stagioni ma più marcato in estate e primavera. Prendendo a riferimento la serie storica di Trento è possibile stimare un aumento di quasi 2°C rispetto all’era pre-industriale confermando quindi come il tasso di riscaldamento dell’area alpina sia quasi il doppio di quello medio globale.

La necessità di risposte più efficaci all’emergenza

A livello globale ci stiamo così avvicinando alla soglia di 1,5°C in più rispetto all’era pre-industriale oltre la quale potrebbero essere raggiunti limiti di sopportazione degli ecosistemi. Davanti a tale emergenza l’azione della comunità internazionale per contrastare i cambiamenti climatici appare in forte ritardo e trascorsi cinque anni dall’entrata in vigore dell'Accordo sul clima di Parigi gli impegni dei governi appaiono del tutto insufficienti.

Del resto anche nel 2020 le concentrazioni in atmosfera di CO2, il principale gas serra, sono continuate ad aumentare. L’Emissions Gap Report 2020 del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) conferma che, nonostante il calo delle emissioni di anidride carbonica di circa il 7% nel 2020 rispetto all’anno precedente, causato dalla crisi economica conseguente alla pandemia COVID-19, il mondo si sta dirigendo verso un aumento della temperatura superiore a 3°C rispetto all’era pre-industriale, ben oltre quindi gli obiettivi dell'Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a “ben al di sotto di 2°C e perseguendo gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC”. La pandemia favorisce infatti solo una riduzione a breve termine delle emissioni globali e comunque non sufficienti per gli obiettivi di riduzione sostanziale delle concentrazioni di gas serra presenti in atmosfera, che necessitano di decenni per essere assorbite dai sistemi naturali.

La ripresa dell’economia globale, senza misure drastiche per il passaggio a un’economia low carbon, renderebbe così priva di significato la riduzione delle emissioni ottenuta a causa della pandemia. Azioni più ambiziose devono includere anche più profonde modifiche dei comportamenti nei consumi, specie per quanto riguarda i settori dei trasporti, del residenziale e dell’alimentazione.

Un Green Deal all’orizzonte?

In tal senso appare di grande importanza l’impegno dell’Unione Europea espresso nel piano di azione del Green Deal, che prevede di raggiungere un’Europa climaticamente neutra entro il 2050 rispetto alle emissioni climalteranti e un sostanziale impegno di risorse economiche dato che il 37% di Next Generation Eu sarà speso proprio per gli obiettivi del Green Deal.

Il 2021 può rappresentare davvero un punto di svolta per l’azione di contrasto ai cambiamenti climatici e, sulla scia della nuova politica americana impressa dalla presidenza Biden, cresce la speranza che la prossima conferenza ONU sul Clima, COP26, prevista a Glasgow in autunno, possa segnare l’avvio di misure e azioni decisamente più ambiziose e coraggiose.

Cosa farà il Trentino

Per fronteggiare l’emergenza del cambiamento climatico e contribuire agli obiettivi dell’Unione Europea, la Provincia autonoma di Trento ha approvato in via preliminare un programma di lavoro denominato “Trentino clima 2021-2023”. Il programma rappresenta l’atto di indirizzo che delinea il percorso finalizzato all’elaborazione e adozione della Strategia Provinciale di Mitigazione e Adattamento ai cambiamenti climatici. La strategia sarà lo strumento di riferimento per orientare l’azione amministrativa provinciale per contenere il riscaldamento in atto e contrastare gli impatti negativi del cambiamento climatico. Le misure di mitigazione saranno quelle indicate dal Piano Energetico Ambientale Provinciale 2021-2030, mentre le misure di adattamento saranno integrate nei piani e programmi di settore.

RB

 

[1] “2020 warmest year on record for Europe; globally, 2020 ties with 2016 for warmest year recorded” (Copernicus – Climate Change Service)

[2] Dati dell’Istituto di scienze dell’atmosfera del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr)

[3] “Analisi meteorologica del 2020”, Meteotrentino (Provincia autonoma di Trento)

 
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