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Provincia Autonoma di Trento - Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente

 

Nuovo rapporto ONU sul clima: cambiamenti climatici rapidi e sempre più intensi, con il rischio di conseguenze irreversibili. Anche in Trentino

Per far fronte a un’emergenza ormai ampiamente certificata dai dati scientifici, la Provincia autonoma di Trento ha approvato il programma “Trentino Clima 2021-2023”, coordinato dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente

Il clima sta cambiando in maniera più rapida e intensa del previsto mentre le azioni intraprese a livello globale per tagliare drasticamente le emissioni di gas serra, frenare il riscaldamento globale e contrastare la crisi climatica sono ancora del tutto insufficienti. Questo in estrema sintesi il messaggio dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite, che ha presentato il 9 agosto 2021 i risultati degli studi e delle analisi del suo primo gruppo di lavoro, che contribuiranno al Sesto Rapporto di Valutazione dello stato del clima globale: si tratta del Rapporto sulle Basi Scientifiche (“The Physical Science Basis”), frutto del lavoro di revisione di circa 14.000 pubblicazioni scientifiche a opera di 234 scienziati provenienti da 66 Paesi, che fornisce un quadro condiviso sullo stato del clima globale, su come sta cambiando e sul ruolo antropico, sullo stato delle conoscenze riguardo ai possibili scenari climatici futuri, nonché sulle informazioni rilevanti a livello regionale e su come limitare il cambiamento climatico indotto dall’uomo nei vari settori. Un’importante novità è la pubblicazione di un Atlante interattivo online, che consente un’analisi spaziale e temporale delle informazioni e dei dati utilizzati per il Rapporto, nonché di rendere disponibili una serie di servizi climatici per varie tipologie di utenze.

Un grado in più, e a Trento due...

Il Rapporto consolida le conoscenze scientifiche e conferma le preoccupazioni degli scienziati, che lanciano un ulteriore allarme di fronte alla comunità internazionale, la cui reazione non è stata finora assolutamente all’altezza di affrontare l’emergenza climatica in corso. La Terra ha già subito un riscaldamento medio pari a 1,1 °C rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900), con un’accelerazione drastica negli ultimi 50 anni circa. Nello stesso periodo (dall’era pre-industriale a oggi) l’aumento osservato per la città di Trento è stato di 2°C, quindi circa il doppio di quello osservato a livello medio globale, a conferma del fatto che le Alpi rappresentano un hot spot del cambiamento climatico, ossia un territorio nel quale i cambiamenti climatici si stanno manifestando con particolare rapidità e intensità.

Il mare sale e i ghiacciai si ritirano

I dati aggiornati contenuti nel Rapporto confermano come a livello globale si siano verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera, senza precedenti in secoli se non in migliaia di anni, e giudicati parzialmente irreversibili, in particolare per quanto riguarda gli oceani, le calotte glaciali e il livello dei mari. In Trentino, come nel resto delle Alpi, il processo di ritiro e frammentazione dei ghiacciai (la superficie dei quali è oggi ridotta a circa un quarto della massima espansione, raggiunta a metà 1800) sta accelerando e si osservano una significativa risalita della quota limite del permafrost e una forte riduzione della copertura nevosa e della sua durata al suolo, soprattutto alle quote minori.

Responsabilità umane inequivocabili

La responsabilità delle attività umane nel riscaldamento di atmosfera e mari è ritenuta inequivocabile dagli scienziati. “Il rapporto di oggi è un codice rosso per l’umanità”, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. “I campanelli d’allarme sono continui e le prove sono inconfutabili: le emissioni di gas serra dovute ai combustibili fossili e alla deforestazione stanno soffocando il nostro pianeta e mettendo a rischio miliardi di persone”. Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica, il più importante tra i gas climalteranti, prodotto perlopiù dall’utilizzo di combustibili fossili, sono state le più alte degli ultimi 2 milioni di anni, mentre le concentrazioni di metano e protossido di azoto (altri due importanti gas serra) sono state le più alte degli ultimi 800 mila anni.

 

Eventi climatici estremi, anche in Trentino

Il cambiamento climatico di origine antropica sta già influenzando gli eventi meteorologici estremi in ogni regione del mondo, come evidenziato anche dalla cronaca delle ultime settimane: dalle disastrose alluvioni in Germania e Cina, alle ondate di calore e agli incendi in Italia e nel Mediterraneo, in Siberia e in California. Anche in Trentino si sono osservati fenomeni estremi di un’intensità tale da suggerire l’influenza del cambiamento climatico: basti pensare alla tempesta Vaia e agli estesi e ingenti danni da essa prodotti nell’ottobre del 2018 e ai più recenti episodi estivi di forti piogge e grandinate e di venti intensi associati a fenomeni temporaleschi, che hanno provocato danni all’agricoltura e alle infrastrutture, in particolare nell’Alto Garda e in Valle dei Laghi, in Val di Non, nella Rotaliana e in Val di Cembra.

Scenari preoccupanti, e sulle Alpi ancora di più

Gli scenari climatici futuri indicano che la temperatura superficiale globale continuerà in generale ad aumentare, almeno fino alla metà del secolo, e che le soglie di 1,5°C e 2°C (indicate come limiti da non superare dall’Accordo sul Clima di Parigi siglato nel 2015) potranno essere raggiunte nel corso del XXI secolo a meno che non si mettano in atto significative riduzioni delle emissioni di gas serra nei prossimi decenni. Molti cambiamenti nel sistema climatico si amplificheranno in relazione diretta all’aumento globale delle temperature, il tasso di crescita delle quali dipenderà a sua volta dall’entità e dalla rapidità con le quali avverrà il taglio delle emissioni di gas serra. Elevate emissioni in futuro significheranno infatti un ulteriore importante aumento delle temperature e un incremento preoccupante della frequenza e dell’intensità di fenomeni estremi come ondate di calore, precipitazioni intense, siccità, cicloni tropicali, nonché un’ulteriore riduzione del ghiaccio marino artico e un’ulteriore innalzamento del livello del mare. Con riguardo alle regioni montuose come il Trentino e le Alpi in generale, le modifiche indotte sul ciclo dell’acqua e sulla sua variabilità preoccupano molto gli scienziati, per le conseguenze che potrebbero risultare molto pesanti anche per settori economici chiave quali l’agricoltura, la produzione di energia idroelettrica e il turismo. Qui la riduzione dei ghiacciai e della copertura nevosa e il degrado del permafrost continueranno ad avanzare, mentre fenomeni estremi come precipitazioni intense, tempeste di vento, ondate di calore e situazioni di scarsità idrica tenderanno a presentarsi con maggior frequenza.

Mitigare e adattarsi: stop ai fossili e resilienza dei territori

La strada indicata è ormai nota: occorre ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e raggiungere le emissioni nette zero di anidride carbonica entro il 2050, insieme a forti riduzioni delle emissioni di altri gas serra. Come ha sottolineato Guterres, questo impone la fine della dipendenza dai combustibili fossili, lo stop a nuove centrali a carbone, a nuove esplorazioni e produzioni di combustibili fossili e il trasferimento degli investimenti e dei sussidi alle energie rinnovabili. Allo stesso tempo è necessario intervenire con urgenza, anche a livello locale, implementando opportune misure di adattamento, con l’obiettivo di diminuire la vulnerabilità e aumentare la resilienza dei territori per affrontare gli inevitabili impatti del clima che cambia.

Glasgow, novembre 2021: ultima chiamata

Questo primo rapporto dell’IPCC sarà seguito nei prossimi mesi da altri importanti contributi sul tema della mitigazione e dell’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici. Le novità e i progressi scientifici sullo stato del clima e gli ulteriori cambiamenti attesi contenuti in questo rapporto forniscono tuttavia già un contributo inestimabile ai negoziati sul clima. Siamo infatti ormai prossimi alla COP26, la 26a Conferenza sul clima della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC - United Nations Framework Convention on Climate Change), che si terrà a Glasgow, nel Regno Unito, dall’1 al 12 novembre 2021, ritenuto ormai l’ultimo appuntamento utile per prendere decisioni definitive per la gestione della crisi climatica in corso, che ha ormai assunto i toni di un’emergenza globale.

Il programma “Trentino Clima 2021-2023”

Si tratta di una priorità planetaria che però si deve necessariamente tradurre in azioni operative a livello dei singoli Paesi e delle singole regioni. Proprio alla luce di queste considerazioni la Provincia autonoma di Trento ha approvato recentemente un percorso di azione denominato “Trentino Clima 2021-2023”, coordinato dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (APPA), con il fine di elaborare una Strategia provinciale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. La Strategia costituirà nei prossimi anni lo strumento di riferimento per orientare l’azione di contrasto ai cambiamenti climatici dell’amministrazione provinciale e affrontare l’emergenza climatica anche in Trentino, mettendo in campo le opportune misure nella programmazione e nella pianificazione settoriale provinciali. Il programma definisce gli obiettivi, gli ambiti di lavoro e le attività concrete propedeutici alla costruzione della Strategia, nonché i soggetti coinvolti (tra i quali le strutture e gli enti scientifici provinciali), i tempi previsti e i risultati attesi. Tra le attività previste, la pubblicazione di un “Rapporto sullo stato del clima trentino”, che rafforzerà le basi scientifiche necessarie all’elaborazione della Strategia, fornendo un quadro conoscitivo unitario e aggiornato sui cambiamenti climatici osservati a livello provinciale e sugli scenari futuri per il Trentino, anche alla luce di quanto riportato nel Rapporto dell’IPCC.

RB/LL

 
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