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Provincia Autonoma di Trento - Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente

 

Radon, un inquinante insidioso ma contrastabile

Il "problema radon indoor" ha dimostrati effetti sanitari, al contrario di altri "inquinanti" per i quali c'è molta più preoccupazione, e può essere affrontato e risolto con strumenti piuttosto semplici: anche l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente fornisce il suo contributo.

Il radon è un gas radioattivo appartenete alla catena di decadimento dell'Uranio-238, un elemento molto comune della crosta terrestre, di cui sono ricche le rocce vulcaniche quali tufi, graniti e porfidi. Il radon è un gas inodore, incolore, insapore e praticamente inerte. Chimicamente, è un cosiddetto "gas nobile": come tale, non crea legami chimici e può quindi facilmente migrare dal materiale che lo ha generato ed esalare dal suolo e dalle rocce, mescolarsi con l'aria o l'acqua presenti nel terreno e raggiungere l'atmosfera, dove viene diluito. La sua concentrazione in atmosfera è quindi molto bassa, con un valore che si aggira, in media, attorno a 10 Bq/m3. Molto diversa è la situazione che si può creare all'interno di locali chiusi (cui si fa riferimento con il termine "radon indoor"), dove il radon tende ad accumularsi e dove si possono raggiungere valori superiori alle migliaia di Bq/m3.

Gli effetti sanitari dell'esposizione al radon
Sono stati studiati a lungo i possibili effetti sanitari dell'esposizione al radon, e oggi si può affermare che tale esposizione è correlata all'aumento di rischio di contrarre un tumore polmonare. Secondo i dati riportati in un documento dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente americana, se 1000 persone che non hanno mai fumato fossero esposte continuativamente a una concentrazione di attività di radon pari a circa 300 Bq/m3, 15 contrarrebbero un tumore ai polmoni. Se quelle 1000 persone fossero invece dei fumatori, da 15 si passerebbe a 120. Nel 2010 l'Istituto Superiore di Sanità ha effettuato, sulla base dei più recenti studi epidemiologici, una prima stima dei decessi per tumore polmonare attribuibili al radon in Italia: in termini percentuali, si tratta di circa il 10%. La gran parte di questi casi si ritiene coinvolga i fumatori (e in misura minore gli ex-fumatori), a causa dell'effetto moltiplicativo di radon e consumo di tabacco.

Consapevolezza prima di tutto
Il "problema radon indoor" ha pertanto dimostrati effetti sanitari, al contrario di altri "inquinanti" per i quali c'è molta più preoccupazione, e può essere affrontato e risolto con strumenti piuttosto semplici: proprio per questo la consapevolezza che l'aria che si respira in casa potrebbe essere "contaminata" dal radon, e quindi essere potenzialmente pericolosa per la propria salute, risulta fondamentale.

I limiti di concentrazione fissati dalla normativa
La Comunità Europea ha recentemente rivisto la sua posizione in merito alla protezione della popolazione dall'esposizione al radon, emanando la Direttiva 2013/59/Euratom del 5 dicembre 2013. Tale Direttiva riguarda la protezione della popolazione dai pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti in generale, e per quanto riguarda nello specifico il radon fissa un limite, applicabile a tutti i "luoghi chiusi", pari a 300 Bq/m3, inteso come valore medio annuale. L'Italia non ha ancora recepito la Direttiva, anche se avrebbe dovuto farlo entro il 6 febbraio 2018. Attualmente, in Italia esiste un limite per la concentrazione di attività di radon unicamente per i luoghi di lavoro, con un limite fissato in 500 Bq/m3.

Le azioni possibili
Non è possibile realizzare edifici totalmente schermati al radon, ma è possibile, e spesso con costi trascurabili, progettare edifici con caratteristiche tali da minimizzare l'ingresso del radon oppure effettuare, in maniera relativamente semplice, il monitoraggio della presenza di radon in edifici già esistenti al fine di pianificare, se fosse necessario, eventuali interventi di risanamento. É importante ricordare che le caratteristiche del singolo edificio, la tipologia costruttiva e le abitudini di utilizzo dello stesso hanno un'influenza molto significativa sulla concentrazione di radon al suo interno: capita spesso che edifici vicini tra loro possano avere concentrazioni di radon molto diverse. Per quanto riguarda i metodi più comuni per ridurre la concentrazione di radon negli ambienti chiusi, è possibile:
- favorire il ricambio d'aria nei locali, aumentando la ventilazione naturale (attraverso porte e finestre) o, nei casi di concentrazioni elevate, con l'ausilio di ventilatori appositi;
- isolare l'edificio dal suolo al fine di impedire o quantomeno ostacolare l'ingresso del radon nell'abitazione (es. sigillatura di crepe, fessure e tubazioni, rivestimento in cemento del pavimento delle cantine, depressurizzazione del suolo, ventilazione forzata o meno del vespaio, pressurizzazione dell'edificio).

Il ruolo di APPA
In Trentino l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (APPA) ha risposto al "problema radon indoor" implementando una serie di campagne di misura rivolte a tutte le scuole di ogni grado e agli edifici pubblici. Oggi, APPA è costantemente impegnata in misurazioni in edifici sia pubblici che privati, attivandosi principalmente su richieste specifiche.

 
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