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Provincia Autonoma di Trento - Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente

 

Comunicazione informativa

La rete di rilevamento automatico della qualità dell’acqua nasce in Trentino alla fine degli anni ’80 quando il monitoraggio delle acque superficiali non era ancora stato disciplinato dalla normativa nazionale e le informazioni sullo stato di qualità delle acque non erano ancora organizzate in modo da costituire una vera rete di controllo.

In tal senso l’art. 40 del testo unico provinciale sulla tutela dell’ambiente  (DPGP 26 giugno 1987, n.1-47/Legisl,) aveva previsto – e prevede ancora -  che “ai fini dell’accertamento delle condizioni dell’aria e delle acque, la Provincia predisponga stazioni fisse e mobili per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico e idrico”.

Se per l’inquinamento atmosferico la norma ( D.Lgs. 155/2010) prevede tutt’ora la necessità di provvedere al controllo della qualità dell’aria attraverso un sistema di monitoraggio basato sul rilevamento automatico dei dati, l’evoluzione del panorama normativo in materia di acque ha completamente delegato alle misurazioni in campo la definizione dell’assetto qualitativo. Questo in ragione della forza sempre maggiore del dato biologico rispetto a quello chimico che da elemento storicamente basilare della classificazione della qualità delle acque diventa elemento accessorio a supporto di un quadro valutativo molto complesso che pone in correlazione il dato chimico con quello biologico e morfologico.

La rete di rilevamento automatico delle acque originariamente composta da tre centraline ( una sul fiume Adige a Borghetto, una sul fiume Brenta a Grigno e una sul fiume Sarca a Torbole) implementata negli anni con quella sul fiume Chiese a Storo ha permesso di osservare per un periodo quasi trentennale lo stato di qualità chimico-fisico delle acque che dal territorio trentino fluivano verso le regioni circostanti. A fronte pertanto di un periodo di osservazione così ampio, si è potuto constatare la omogeneità dei dati nel tempo posto che i parametri rilevati ( pH, Ossigeno disciolto, torbidità, potenziale redox e temperatura) in sezioni di fiumi con portate elevate mantengono una stabilità temporale senza variazioni di rilievo.

Nel tempo sono state aggiunte alle 4 centraline storiche altre tre posizionate su corsi d’acqua per così dire problematici (torrente Varone a Riva del Garda , del rio Lavisotto a Trento e del rio Coste a Rovereto) dove la sorveglianza in continuo è giustificata da una serie di pressioni di carattere antropico – legate soprattutto al comparto industriale.

In questo panorama totalmente mutato si è voluto, anche al fine di razionalizzare l’utilizzo delle risorse economiche a disposizione dell’amministrazione, finalizzare meglio l’uso del rilevamento automatico del dato interrompendo una consuetudine di misurazione che di fatto allo stato attuale non offre elementi aggiuntivi a quanto indagato con la rete attuale di rilevamento della qualità delle acque che provvede ad analizzare secondo i criteri dettati dal D.Lgs 152/06 circa 200 corpi idrici del reticolo idrografico trentino.

Ecco quindi che si ritiene utile conservare il rilevamento automatico dei dati in quelle realtà dove l’eventuale impatto sia immediatamente leggibile da un sistema automatico al fine di provvedere ad un tempestivo intervento.

Forti pertanto di una rete di monitoraggio capillare distribuita su tutto il territorio, coadiuvata dalle tre centraline posizionate a Riva, Trento e Rovereto, si ritiene di poter assolvere in modo puntuale ed esaustivo a quella funzione di controllo territoriale che l’Agenzia provinciale per la tutela dell’ambiente è chiamata a esercitare per assicurare al territorio una sorveglianza diffusa del patrimonio idrico del territorio provinciale.